Psiconeurolinguistica o PNL

La rappresentazione della realtà che ogni individuo ha è soggettiva

Facciamo degli aggiustamenti che circoscrivono le esperienze e le limitano: generalizzare, cancellare, deformare

La psiconeurolinguistica studia l’esperienza soggettiva del linguaggio: analizza gli schemi creati dall’interazione tra cervello e linguaggio.

La realtà è oggettiva, la rappresentazione della realtà che ogni individuo ne fa è soggettiva. La rappresentazione della realtà dipende da strategie innate che ciascuno di noi mette in atto per ridurre il mondo a una dimensione vivibile.

Significa che facciamo degli aggiustamenti che circoscrivono le esperienze e le limitano, e che possono essere di tre tipi: generalizzare, cancellare, deformare.

Ogni persona tende a preferire un canale in base al quale percepire e poi elaborare le informazioni; i canali sono i cinque sensi: vista, udito, tatto, gusto, olfatto. Ognuno ha quindi un sistema di rappresentazione della realtà dominante.

Esistono tre tipi fondamentali di sistemi di rappresentazione del mondo, in rapporto all’organo di senso privilegiato:

  • visivo;
  • auditivo;
  • cinestesico (tatto-gusto-olfatto).

Vista, udito, tatto-gusto-olfatto

Questa preferenza ci porta a parlare attraverso un’involontaria scelta di parole:

  • se privilegiamo il sistema visivo, useremo inconsciamente parole come vedere, osservare, esibire; immagine, prospettiva; nitido, spettacolare; chiaramente, immensamente;
  • se preferiamo l’auditivo: raccontare; armonia, silenzio; altisonante, stridulo; sommessamente, clamorosamente;
  • se usiamo il cinestesico: provare, coinvolgere; aroma, contatto; pesante, gustoso; concretamente, dolcemente.

Questi tre sistemi si dividono ancora in tre modalità di percezione:

  • colore, dimensione, distanza, movimento per il sistema visivo
  • volume, tono, timbro, ritmo per quello auditivo
  • consistenza, intensità, temperatura, pressione per il cinestesico.

Se ci decentriamo dal nostro sistema di rappresentazione della realtà e ci sintonizziamo su quello del nostro interlocutore, lo predisponiamo a ricevere il nostro messaggio.

Questo può avvenire attraverso tre azioni:

  • calibrazione, analizziamo le sue scelte linguistiche;
  • ricalco, imitiamo il modo di parlare del nostro interlocutore;
  • guida: interrompiamo l’imitazione e portiamo l’interlocutore verso l’obiettivo del nostro messaggio.

Ma le parole non sono solo razionali o sensoriali; hanno una forma, un suono, una carica emotiva, ci sono:

  • parole morbide e carezzevoli come mamma, nonna, papà, babbo;
  • parole dure e veloci piene di z, tr, s.

Anche l’uso dei nomi propri ha un valore emotivo: coinvolge piacevolmente chi ti ascolta, o ne sfuma la delusione se gli esprimi dissenso.

Se vuoi scoprire di più sul linguaggio che usi, chiamaci subito o inviaci una email.
Ti aspettiamo.

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